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Quando il rumore si trasferisce dagli impianti agli ambienti abitativi

Il tema dei disturbi acustici provocati dagli impianti di scarico è particolarmente “sentito”. Basta verificare quante siano (ancora oggi nonostante una legge del 1997) le lamentele avanzate dagli acquirenti di nuove abitazioni oppure da proprietari di edifici che abbiano subito un’importante intervento di ristrutturazione. Senza entrare nel merito delle responsabilità di un “insoddisfacente risultato” è fondamentale conoscere le dinamiche di trasmissione del rumore per comprendere, prima ancora di scegliere un materiale o un prodotto, in che modo evitare gli sgradevoli effetti di rumorosità prodotti da un impianto di scarico. Nella gran parte dei casi che si riscontrano, sia in cantiere, sia in un appartamento finito, quando rumori come “lo scorrimento dei reflui lungo le tubazioni” si odono dalla poltrona del soggiorno, oppure dal letto della camera, significa che non si è provveduto a realizzare la cosiddetta “desolidarizzazione”.

Che cosa significa desolidarizzare l’impianto di scarico

Desolidarizzare è un termine tecnico per definire il “distacco fonoisolante” tra l’impianto di scarico (in materiale plastico) e gli elementi strutturali come il solaio o le pareti di un edificio. Quando, soprattutto nel caso di una colonna di scarico, le tubazioni sono annegate a diretto contatto con questi elementi strutturali (composti da cemento, laterizio, ferri di armatura), tutti i rumori provocati durante l’utilizzo dei sanitari ed il relativo scarico dei reflui, si propagano agli ambienti abitativi tramite il “ponte acustico” che si viene a creare con il contatto diretto. Desolidarizzare, quindi, significa interporre un materiale elastico, una sorta di cuscinetto, tra la tubazione e la parete o il solaio. Questa accortezza tecnica è di fondamentale importanza per ostacolare il transito dell’energia sonora e la sua amplificazione all’interno degli ambienti abitativi. Con la desolidarizzazione non si pratica un tamponamento, cioè ad esempio applicare un pannello fonoisolante alla parete per attenuare i rumori da impianto di scarico; si deve invece coibentare per la sua interezza la tubazione ed i raccordi che compongono il tratto di colonna che attraversa pareti e solai dell’edificio. Così facendo si otterrà la miglior soluzione d’isolamento possibile abbinata ovviamente alla qualità del sistema di scarico adottato.

Il principio di “massa/molla/massa” anche nei materassini desolidarizzanti

Sul mercato si possono trovare diversi materiali venduti come isolanti acustici per impianti di scarico. Tendenzialmente si suddividono per la loro composizione, in quanto lastre o materassini cosiddetti “fonoisolanti” esprimono la loro massima prestazione quando sono realizzati a “sandwich” ovvero seguono il principio acustico di “massa/molla/massa”. Nel caso di FONOECOdBAM, la lastra fonoisolante prodotta da Bampi, parliamo di un prodotto dello spessore di 7 mm. composto da Polietilene (strati esterno e interno) e gomma pesante da 4 kg/mq (strato intermedio) che svolge il ruolo di cuscinetto elastico, la molla per l’appunto. Viceversa, come si diceva prima, nel caso di FONOdBAM, Bampi propone una “calza” monostrato dello spessore di 5 mm. di Polietilene che ha il compito di disaccoppiare, cioè di evitare il contatto diretto tra impianto di scarico e strutture edilizie. Tale soluzione non ha proprietà fisiche idonee per l’abbattimento di rumore, semplicemente ne ostacolano -per quanto possibile- il transito.